Parlando di SEO si entra in una di quelle aree grigie dove la nebbia fa da padrona e le leggende metropolitane aleggiano indisturbate. Come ogni argomento di natura estremamente complessa si tende sempre a ridurre un modo di pensare e di agire ad una mera definizione da vocabolario: “Search Engine Optimization = come ci si indicizza sui motori di ricerca”. Purtroppo da qualche parte bisogna sempre partire e i clienti non sono mai inclini ad ascoltare una lezione di filosofia, ma bisognerebbe capire invece il potenziale di una strategia SEO come asset aggiuntivo alla brand identity.
Brand Identity - Oltre Al Logo C'è Di Più
Il Misterioso Algoritmo
Il SEO non è semplicemente un algoritmo (come se ci potesse essere qualcosa di semplice in matematica), dietro alle ricerche che vengono fatte ci sono degli esseri umani esattamente come noi e quindi l’interesse che ruota attorno ad un determinato argomento non è una responsabilità da attribuire ad una regola matematica o ai potenti del mondo. I trend di ricerca sono il prodotto di ciò che milioni e milioni di utenti cercano sul web ogni giorno e sono uno specchio della società piuttosto chiaro dove si tiene traccia di qualsiasi aspetto di una persona: cerco una ricetta per il french toast, non ricordo chi fosse la quarta moglie di Enrico VIII o ho sentito una canzone di cui so solo parte del titolo. Ricerche continue fatte in maniera rapidissima che si stimano di circa 2 miliardi al giorno solo su Google Italia con 34 milioni di utenti unici. L’algoritmo è solo una regola che ordina tutto questo volume di traffico e che non può né essere ingannato né considerato come la ricetta miracolosa per il successo. Come scrive Google sulla Guida Introduttiva al SEO:
"Purtroppo questa guida non fornisce alcun segreto per garantire automaticamente la prima posizione del tuo sito nei risultati di Google, ma se segui le best practice descritte di seguito sarà più facile per i motori di ricerca sottoporre a scansione, indicizzare e comprendere i tuoi contenuti."
Perchè il SEO Non È Destinato a Scomparire
Il SEO serve davvero? Beh, a discapito di coloro che cavalcano le mode nel dire che qualcosa è destinato a morire, il SEO avrà vita lunga fino a quando il volume di contenuti all’interno del web continuerà ad essere incredibilmente alto. Sarà quindi sempre più difficile per chi vuole ritagliarsi un posticino nel SERP (Search Engine Results Page = la pagina dei risultati che appare dalla ricerca Google) di riuscire a farlo con un sito web senza contenuti o con contenuti non ottimizzati. Per contenuti vogliamo intendere qualsiasi genere di contenuto testuale, dai titoli, ai sottotitoli, ai paragrafi, perfino il numero di telefono della vostra attività. Ciò che spiazza la maggior parte delle persone è il fatto di non sapere che le immagini non si indicizzano, o meglio, possono farlo solo se gli viene attribuito un alt text nel momento in cui il file viene caricato sul sito.
Gran parte del gioco SEO lo si fa anche attraverso le meta description, i tag title, la sitemap e l’organizzazione gerarchica dei contenuti testuali (ad esempio in titoli H1, H2 ecc.). Nel momento in cui i contenuti di un sito vengono scansionati dal motore di ricerca vengono attribuiti dei punteggi ad ognuna di queste componenti e non c’è modo di prendere in giro o falsare questi risultati, nemmeno posizionando dei contenuti “nascosti” perché se qualcosa non è visibile all’utente, non lo è nemmeno per Google. La questione delle ricerche e conseguentemente anche del SEO non è comune solo a Google però, lo stesso ragionamento viene fatto anche sui social, proprio perché l’abbondanza di contenuti è tale anche solo all’interno di una piattaforma come Facebook e c’è un gran bisogno di potersi orientare facilmente.
Ottimizzare l’Approccio Oltre Che le Parole
L’idea giusta è quella di selezionare a priori a chi si rivolge il nostro prodotto o la nostra offerta. Il vasto mondo di internet è così smisurato che dobbiamo metterci una mano sulla coscienza e capire effettivamente quanto la strategia SEO per la nostra azienda molto difficilmente assomiglierà a quella di Amazon o Coca Cola. Dobbiamo allora pensare a come restringere il nostro campo d’azione e come definirlo perché tentare di rivolgersi ad ogni singola persona sul pianeta non ha mai senso, nemmeno per chi produce carta igienica. Per qualche ragione questo appare alla maggior parte delle persone come uno step difficilissimo da affrontare ma che in realtà dovrebbe essere spaventosamente elementare.
La strategia SEO deve guidare le parole utilizzate in comunicazione attraverso i binari della brand identity: sappiamo chi siamo, quali sono i nostri valori e soprattutto a chi ci vogliamo rivolgere. Facciamo un esempio: un’azienda che produce pannolini per neonati non avrà alcuna motivazione di rivolgersi a chi ha figli adolescenti o a chi non è affatto genitore, così come non ha alcun senso che un macellaio cerchi di proporre i suoi prodotti a un vegano. Ogni offerta va contestualizzata in base alla clientela, esistente o potenziale, alla quale bisogna applicare degli insiemi che includono dati demografici, aree geografiche, interessi e culture questo molto prima che entri in gioco il SEO, perché avere click fini a se stessi sul nostro sito, giusto per fare numero, non ha affatto senso se non si raggiungono le persone giuste.
Google Premia la Buona Condotta
Ogni strategia SEO può funzionare solo se le condizioni di partenza, come riferirsi al giusto mercato, sono soddisfatte. Come ci avvisa Google però, l’incantesimo a colpo sicuro non esiste, quindi è bene diffidare da chi promette di incrementare le visite sul vostro sito con una bella lista di keywords. Ciò che ha la potenza di attrarre o meno un cliente è la vostra vera offerta e la vostra reputazione, dovrete quindi sempre lavorare su quello prima di ogni altra cosa e rendervi conto che sarà il libero arbitrio di un altro essere umano a scegliere se usufruire o meno dei vostri contenuti.
Il focus deve spostarsi da una keyword alla visione di insieme di una struttura contenutisticamente sensata e ad un piano editoriale ponderato ed integrato. Una caratteristica che rende soddisfacente il punteggio SEO è proprio il fatto di condividere un link del sito su una piattaforma social ad esempio, oppure di inserire link interni ed esterni all’interno di un articolo di un blog. Non ci sono parole da mettere forzatamente, ma solo buoni contenuti da veicolare e buone pratiche da seguire, senza impazzire se un titolo non ha la lunghezza standard considerata ottimale, l’importante è che quel titolo per voi funzioni.
Una Strategia a Lungo Termine
La pazienza sarà una qualità che vi tornerà utile perché per vedere i risultati di una strategia SEO ci vuole tempo, a volte anche anni. Si possono fare nel tempo degli aggiustamenti e monitorare la situazione con una serie di strumenti utili e molto precisi come ad esempio Google Analytics che traccia ogni movimento sul sito e Google Search Console, ottimo per vedere con quali query siamo stati trovati e se la ricerca è stata finalizzata con un click da parte dell’utente. Riuscire a capire con quali formule veniamo cercati e come pensano le altre persone è il più grande regalo che si possa ricevere (soprattutto da uno strumento gratuito!) perché è proprio grazie a quelle informazioni che siamo in grado di posizionarci nel web e nella realtà. Ossessionarsi costantemente con cosa vuole idealmente l’algoritmo di Google è la cosa più inutile che si possa fare, chiedersi invece cosa i nostri clienti si aspettano di trovare è tutta un’altra storia che avrà sicuramente un lieto fine.