Guardare avanti dopo il lockdown, fra tecnologia e psicologia
Non c’è dubbio, ciò che ci siamo trovati a dover affrontare negli scorsi mesi è qualcosa di unico nella nostra storia recente ed è altrettanto indubbio che le ripercussioni di questo evento condizioneranno ancora a lungo le nostre vite. Le prime sensazioni che si sono succedute dopo le notizie dei crescenti contagi e l’inizio del lockdown sono state di smarrimento e paura a livello personale, ma non ci è voluto molto prima che gli eventi andassero ad impattare anche il nostro quotidiano lavorativo. Alcune attività si sono trovate a dover far fronte ad una chiusura forzata, con tutte le conseguenze del caso, altri invece, navigando spesso a vista in un panorama che cambiava di minuto in minuto, sono riusciti ad andare avanti, in forze ridotte ma spesso a ritmi più serrati. Adesso, si torna a guardare avanti, ma lo si fa aggiungendo alle consuete strategie quelle che sono ormai diventate delle “parole
chiave” dalle quali non si può più prescindere: sicurezza e informatizzazione. Per noi che ci troviamo ad operare in questo ambito e avendo alle spalle un grande brand del settore come Zucchetti, questo drastico susseguirsi di eventi ha comportato un doveroso approfondimento delle nostre competenze al fine di offrire un supporto sempre più mirato. Ma cosa vuol dire ripartire per chi si trova necessariamente a dover modificare la propria struttura organizzativa ex novo? Come può un imprenditore dare più spazio a sicurezza e informatizzazione? Quali strumenti tecnici possono essere di supporto e quali skills possono essere di aiuto nel creare
questa nuova realtà?
Una App come ZConnect Zucchetti, ad esempio, che permette di disporre su smartphone e tablet delle funzionalità di un portale completo per le Risorse Umane, è stata arricchita della nuova funzione “Health Check” che può rivelarsi, in questo specifico contesto, un ulteriore supporto tecnico per i referenti preposti alla sicurezza. Sarà possibile infatti per il dipendente segnalare il proprio stato di salute rispondendo ad un semplice questionario di poche domande e consentire a chi di competenza di ricevere un avviso in tempo reale. In questo modo potranno essere valutate eventuali tempestive procedure da attuare.
Nell’ottica di offrire un supporto più ampio possibile a tutti, crediamo che fornire un prodotto mirato non sia la sola cosa importante e che la salute mentale di ogni lavoratore sia altrettanto cruciale. Per questa ragione, ci siamo avvalsi della collaborazione di un’esperta in materia, la Dottoressa Elisa Marcheselli, psicologa e psicoterapeuta. Abbiamo chiesto a lei cosa voglia dire “ripartire” dal punto di vista psicologico. La Dottoressa Marcheselli è stata infatti promotrice, assieme ad alcuni colleghi, di uno sportello “a distanza” di supporto a tutti quegli imprenditori e professionisti alle prese con le conseguenze economiche della crisi sanitaria durante il lockdown.
Giriamo quindi a lei le nostre domande su cosa voglia dire “ripartire”, per un imprenditore. Resilienza, tecnologia, capacità di rinnovarsi, tenacia, lungimiranza: quale di questi ingredienti non dovrebbe mai mancare in questa nuova fase?
Sicuramente in questa nuova fase un termine che racchiude in sé le caratteristiche vincenti a livello psicologico per fronteggiare questo difficile momento è la resilienza. Intesa come quella capacità di resistere agli urti della vita e far fronte ai cambiamenti in modo efficace. Le organizzazioni non erano preparate all’attuale crisi Covid-19; diventa quindi importante sapersi adattare velocemente ai cambiamenti e mettere in atto le risposte che la situazione richiede che spesso prevedono capacità di innovazione. È quindi importante dimostrare resilienza.
L’assetto interno alle aziende si sta gradualmente avviando verso un progressivo ripristino delle condizioni di normalità, anche se attraverso l’uso di dispositivi di protezione fisici affiancati ad app e strumenti informatici per la gestione del personale, come la già citata app Zconnect. In questo modo il datore di lavoro potrà ottemperare alle disposizioni governative in materia di sicurezza diminuendo fattivamente il rischio di potenziali contagi e favorendo al contempo l’organizzazione dei processi comunicativi, nonché la responsabilizzazione delle persone durante ciascuna fase.
Dottoressa Marcheselli, quanto può incidere fra le preoccupazioni di un imprenditore il fatto che, stando all’articolo 42 del Decreto Cura Italia e ad alcune circolari Inail, il contagio contratto all’interno dell’azienda venga considerato come infortunio sul lavoro? Quanto è importante in questa fase la comunicazione efficace e veloce? Quanto può contare il senso di responsabilità del singolo individuo, datore di lavoro o dipendente?
Il tema della sicurezza sul lavoro è un tema di fondamentale importanza. Cosi come il tema delle responsabilità del datore di lavoro nei confronti di propri dipendenti in caso di contagio da Covid-19, del quale molto si è discusso e sul quale anche lo stesso legislatore, oltre che l’INAIL, è intervenuto per fornire maggiori chiarimenti. E’ stato affermato che qualora vengano rispettate tutte le procedure ed i protocolli necessari alla prevenzione del contagio, il datore di lavoro non sia responsabile. Sarebbe più giusto parlare di una cultura della sicurezza nell’ambito del lavoro, da considerare non solo come concetti astratti da rispettare, ma mobilitando la responsabilità di ognuno nel proprio ruolo professionale rivestito. I sistemi organizzativi, come ribadiscono molti studiosi delle scienze psicologiche, dovrebbero investire e dedicare tempo al concetto di sicurezza e rispetto delle norme. La condivisione della sicurezza nel lavoro deve avvenire attraverso azioni concrete. Per esempio, attraverso il passaggio dalla comunicazione dei contenuti specifici; alla condivisione pragmatica dei comportamenti corretti; e attraverso la diffusione di strategie efficaci nella gestione di situazioni capillari, senza mai trascurare il ruolo del valore delle relazioni interpersonali che determina il fattore umano imprescindibile per una dinamica aziendale funzionale.
L’uso della tecnologia ha permesso a molte attività di non fermarsi completamente durante il lockdown, soluzioni cloud accessibili da qualsiasi postazione, smart working e videoconferenze sono stati la soluzione più veloce ed efficace in un mondo che è cambiato dall’oggi al domani. Inutile ribadire l’utilità della tecnologia in questo contesto ma, cosa possiamo fare per non perdere il contatto umano anche in quei casi in cui ci viene imposto il distanziamento?
A mio parere, l’evoluzione della tecnologia non esclude il fattore umano, imprescindibile in ogni sistema e realtà organizzativa. Gli algoritmi rischiano di rimanere sterili senza l’intervento del fattore umano. Per gestire il vortice di un cambiamento a velocità esponenziale le organizzazioni aziendali devono attrezzarsi per accompagnare le persone. Riscoprendo potenzialità e skill inutilizzate. Fattore umano e innovazione tecnologica sono quindi due elementi che devono coesistere e collaborare, per garantire una crescita professionale e personale che si traduca in aumento e ottimizzazione del business, oltre a garantire i livelli di efficacia ed efficienza competitiva negli scenari dei nuovi mercati, sempre più sollecitati da cambiamenti e sfide innovative.
Durante il lockdown è stato fondamentale per noi far sentire ai clienti la nostra presenza e dare loro un punto fermo su cui fare affidamento. Il futuro si presenta come una sfida che ci impegneremo ad affrontare al meglio, con la professionalità che ci distingue.