Nel vecchio continente circa la metà dell’inquinamento causato dai mezzi di trasporto viene prodotto da veicoli aziendali. L’obiettivo della Commissione Europea per il 2030 è quello di ridurre del 55% le emissioni nette di gas serra rispetto ai livelli del 1990 per poi arrivare ad un impatto zero totale entro il 2050. C’è ancora molto lavoro da fare e governi, aziende ed individui giocano un ruolo essenziale nel cambiamento. Gli incentivi che promuovono questo sforzo di natura epocale partono tutti da un semplice presupposto: investire oggi per pagare un prezzo meno caro domani.
Che Ruolo Giocano i Mezzi Aziendali nell’Inquinamento
I mezzi a titolo aziendale, di qualsiasi genere siano (automobili, furgoni, mezzi pensati, mezzi agricoli ecc.), vengono utilizzati in maggior misura rispetto ai veicoli privati nonostante in realtà rappresentino non più del 20% dei veicoli in circolazione nell’UE. Complici gli sgravi fiscali e le necessità delle imprese, i mezzi aziendali sono tra i principali responsabili delle emissioni di CO2, soprattutto nel settore dei trasporti.
Solo in Italia le imprese di logistica e trasporto merci ammontano a 15 mila, generando un giro d’affari di oltre 70 miliardi di euro. Ogni giorno le nostre strade ed autostrade sono un tapis roulant di mezzi pesanti che sforano le 400 mila unità al giorno solo considerando le arterie principali del nostro Paese.
Buone Pratiche Per Ridurre i Consumi
Benché il trasporto merci costituisca senza dubbio una parte significativa del problema, non possiamo evitare di considerare la massa critica prodotta dai lavoratori che utilizzano quotidianamente i mezzi della flotta aziendale, sia il mezzo ad uso promiscuo o ad uso strettamente aziendale. Da anni ci chiediamo se una mobilità sostenibile sia davvero possibile e purtroppo in molti casi delle idee molto pioneristiche sono sfociate in pura utopia.
Ci sono però delle buone pratiche che possono davvero aiutare a ridurre non solo l’impatto ambientale, ma anche le probabilità di incidentalità, l’inquinamento acustico, il degrado urbano e i costi in termini economici. Oggi come non mai ci troviamo ad economizzare sulle spese relative ai carburanti e la naturale conseguenza è quella di volersi immaginare delle soluzioni ottimizzate, diverse ed alternative per sfuggire a breve termine dall’inflazione e a lungo termine da un vicolo cieco da cui non si torna indietro.
Fra le varie possibilità di mobilità sostenibile c’è la diminuzione dei chilometri percorsi attraverso l’ottimizzazione della viabilità (basti pensare a Google Maps e alle varie opzioni di percorso che rende disponibili avvisando su distanze e tempistiche), l’utilizzo di car-sharing o car-pooling e uno stile di guida da parte del conducente che sia attento ai consumi. Varate queste buone pratiche rimane la questione dei mezzi che ovviamente fanno una grande differenza. Se il full-electric è in molti contesti ancora una possibilità non concreta, i mezzi ibridi sono già un ottimo compromesso per una flotta aziendale amica dell’ambiente.
Il Problema della Provenienza dell’Energia
Si fa presto a dire che l’energia elettrica è l’alimentazione più green, ma la realtà è un po’ più complicata di così. In Italia, l’energia elettrica viene ancora prodotta per la maggior parte con fonti di energia non rinnovabile, come il petrolio, il gas naturale e il carbone.
Dall’altro lato, la produzione tramite fonti rinnovabili copre solo una piccola parte del fabbisogno energetico del Paese (17,8% nel 2018) ed anche se i dati di crescita sono sempre più incoraggianti, lo stato attuale delle cose ci obbliga ad affidarci all’importazione dall’estero, dove in ogni caso il modo di produrre la materia prima non è molto diverso dal nostro nelle percentuali.
Soluzioni dai Settori più Coinvolti
Coloro che si stanno sforzando di più per sostenere la decarbonizzazione sono proprio gli attori dei settori chiave del trasporto e, anche se ancora in piccola parte, l’applicazione di idee in progetti concreti aumenta di giorno in giorno. Il punto è che la globalizzazione è un dato di fatto e fino ad oggi le emissioni erano considerate una naturale conseguenza impossibile da evitare.
Prendiamo ad esempio il trasporto marittimo, letteralmente il 90% delle merci al mondo viaggia via mare causando un emissione di gas serra semplicemente stellare. La soluzione sta nei carburanti sostenibili, ma dove li prendiamo se nessuno li produce su larga scala?
Il capo progetto della decarbonizzazione del gigante dei container Maersk ha dichiarato:
La situazione era che nessuno produceva biocarburante perché non c'erano navi green, ma nessuno costruiva navi green perché nessuno produceva biocarburante. Avevamo quindi davanti il dilemma dell'uovo e la gallina e alla fine abbiamo deciso che era il momento che qualcuno lo rompesse l'uovo, ed è ciò che abbiamo fatto noi.
Allo stesso modo British Airways ha investito nello sviluppo di carburante sostenibile (SAF – Sustainable Aviation Fuel) e in aeromobili più efficienti grazie alla partnership con Velocys, che si occupa di trasformare scarti sia casalinghi che aziendali in SAF, e Phillips 66 che ha reso possibile la ricerca e la commercializzazione di questa fonte di energia. Il 15 Settembre 2021 British Airways ha operato il primo volo civile con SAF nella tratta Londra – Glasgow.
Lo studio sui biocarburanti è ormai arrivato alla quarta generazione, cioè quella in cui si va a modificare il genoma di alcuni microorganismi per riuscire a trasformare acqua, zucchero e anidride carbonica direttamente in carburante senza l’utilizzo di biomassa vegetale e modifiche chimiche finora necessarie.
Nessuna delle fonti citate in questo articolo è ad oggi in grado di coprire il fabbisogno energetico mondiale o anche solo nazionale. Allo stesso tempo però è sempre utile considerare che l’unione fa la forza e diversificare sia le fonti energetiche che la loro provenienza può evitare situazioni diplomatiche spiacevoli come quella che stiamo vivendo proprio in questi mesi.
La svolta arriva nel momento in cui i grandi colossi aziendali mettono in campo scelte di una certa portata perché a quel punto il resto delle imprese seguirà la scia rendendo la tecnologia accessibile e meno costosa, non solo per il portafoglio aziendale ma per la vita dell’ecosistema che ci ospita.
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