Non c’è bisogno di mentire, lo facciamo tutti ogni tanto. Proprio quando sei intento a cominciare a scrivere quella mail che ti porti dietro dal giorno prima, improvvisamente ti ritrovi catapultato a leggere la recensione negativa fatta al ristorante dove i tuoi amici hanno prenotato per sabato o a guardare su Instagram cosa si è preparata per colazione J Lo. Al ventesimo giretto su Amazon è già l’ora di pranzo e la famigerata mail non ha ancora lasciato il tuo porto. Sai che dovevi fare quella semplice azione, ma non l’hai fatto e così inizi a sentire un certo senso di colpa che però non cambierà il fatto che quella mail non verrà scritta nemmeno domani.
La procrastinazione è un meccanismo estremamente comune che per quanto ne sappiamo “succede e basta” e che si nasconde puntualmente dietro a delle frasi di rito come “Non ho avuto tempo”, “Avevo altro da fare” o “Me ne sono dimenticato”. Nulla di cui preoccuparsi se si tratta di una reazione sporadica e se la mail in questione è rivolta al produttore dei vostri cereali preferiti che invece di aver messo due cucchiai di gocce di cioccolato nella busta ne ha messo soltanto uno. Nel caso in cui risposte di questo tipo si ripetono per un lasso di tempo prolungato e per molti dei task che una persona dovrebbe svolgere, allora è probabile che ci troviamo davanti ad un procrastinatore seriale, qualcuno di cui diffidare, anche se il procrastinatore siete voi stessi.
Identikit di un procrastinatore
La vera domanda che fa la differenza quando si parla di comportamenti umani apparentemente insensati è: perché succede? Sapevo benissimo di dover scrivere una mail di lavoro, non l’ho fatto e non mi spiego il perché, ma so che di per certo non ho portato a termine un compito che mi ero prefissato. Quando procrastiniamo si innesca automaticamente un atteggiamento di attesa in cui benché rimangano presenti gli obiettivi non si attiva nessun tipo di azione esecutiva. Al suo posto invece il nostro cervello accende dei riflettori mirati su altri tipi di azioni a nostra disposizione che non portano a nessun tipo di risultato, ma che per qualche ragione ci distraggono e alleviano lo stress immediato, peggiorando ovviamente quello a lungo termine. L’ansia e la paura di fallire possono essere proprio la miccia di tutto il processo che passa dall’attesa consapevole, al senso di colpa per poi reincarnarsi in ulteriore angoscia, creando così un circolo vizioso senza fine.
Per spiegare la tendenza dei procrastinatori, lo studioso Tim Urban, fondatore di Wait But Why, utilizza la Matrice di Eisenhower:
Secondo Urban non tutti i procrastinatori si comportano allo stesso modo: c’è chi al posto del compito prefissato fa cose inutili, come girovagare su Youtube guardando video di orsi panda che cadono, e c’è chi fa cose più utili, come spolverare, ma senza focalizzarsi su ciò che vogliono fare davvero in futuro. Mentre in un panorama ideale le persone dovrebbero muoversi soltanto fra i quandranti 1 e 2, il procrastinatore purosangue passa la maggior parte del suo tempo passeggiando fra i quadranti 3 e 4 occupandosi di pulizie utili ma senza sbocchi (4) o capitomboli di orsi panda estremamente teneri quanto inconcludenti. L’unico momento di cambio avviene nel momento in cui si presenta il panico, per cui si verifica un breve salto nel quadrante 1 prima di ripiombare inesorabilmente al piano terra.
Perfezionisti VS Pigri
Le cause che portano alla procrastinazione posso essere pressoché infinite, ma si trovano facilmente delle somiglianze causali. Abbiamo già detto che la paura è un’emozione determinante, e vista più in grande avere paura del fallimento e del carico di responsabilità può condurre al rinvio costante. Così come avere la percezione di essere sopraffatti e di non avere sufficiente tempo di svolgere le nostre azioni diventa paradossalmente un’ottima motivazione per mettere tutto in standby. La mala gestione del tempo è senz’altro una componente molto coinvolta nella psiche di chi procrastina: la nostra società enfatizza efficienza e produttività, così per sfuggire alla pressione si rimanda in cerca di cose più appaganti nell’immediato. Infine troviamo la categoria dei perfezionisti, incarnata nel classico amico dell’università che studia 30 ore al giorno ma che per paura di non essere abbastanza preparato non si presenta all’esame a cui avrebbe preso 30 con lode.
Che siate dei perfezionisti o semplicemente dei pigri che hanno dichiarato guerra all’aspirapolvere, una domanda concreta sulla causa della vostra procrastinazione potrebbe essere: gli obiettivi che mi sono prefissato sono realistici? A volte non avere controllo sulla fattibilità di un obiettivo può abbattere l’autostima e generare della procrastinazione gratuita.
Tecniche per non dire “Lo faccio dopo”
Tranquilli, c’è sempre speranza di redenzione per tutti. Anche il procrastinatore cronico può riprendere il comando e smettere di aspettare che faccia giorno. Il trucco è andare a piccoli passi, impostando dei micro-obiettivi che portano a qualcosa di più grande e strutturato, facendo dei pit stop di tanto in tanto per fare le giuste valutazioni. Di qualsiasi dimensione sia il nostro obiettivo ci saranno inevitabilmente delle priorità rispetto a cose meno importanti e prenderne atto è già una sforzo concreto. Nella quotidianità, l’utilizzo di checklist può essere di grande aiuto: provate a scrivere una lista di tutto quello che c’è da gestire entro la fine della giornata; vedrete che depennare le cose già fatte vi donerà un gran senso di benessere. Grazie ai moderni calendari digitali tutto questo è possibile anche con l’invio di notifiche e reminder sui vostri pc e smartphone.
Insomma, se il procrastinatore dentro di voi è consapevole di avere bisogno di aiuto avete già fatto un bel passo verso la soluzione. In ogni caso, per salvarci dagli estremi, ricordate che non possiamo essere sempre performanti al 100% e che prendersi una piccola pausa ogni tanto può essere rigenerante.